Si sente sempre più spesso parlare di Revenge Porn, la condivisione in pubblico di immagini o video intimi tramite internet senza il consenso delle persone coinvolte.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a vicende che hanno colpito sia per la violazione della sfera privata che questo tipo di situazione porta con sé, ma soprattutto, abbiamo assistito a storie i cui epiloghi potranno essere difficilmente cancellati dalla nostra memoria.
Questo fenomeno, sta vivendo il suo apice grazie alla diffusione degli smartphone e dei social network che (continuiamo a ribadire), rappresentano una bellissima occasione di scambio e condivisione di sapere e di esperienze, ma che al tempo stesso, se usati senza cognizione di causa, possono anche portare a molti danni, soprattutto alle persone maggiormente sensibili o fragili e che rappresentano le vittime ideali.
Sì vittime.
Uso questo termine non a caso, dal momento che il Revenge Porn è diventato un vero e proprio reato, trattato secondo queste linee guida:
Il 2 aprile 2019 la Camera ha approvato un emendamento che introduce nel codice penale l’art. 612-ter (“Diffusione di immagini o video sessualmente esplicita”), a norma del quale: «Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000.
La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video di cui al primo comma, li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento.
La pena è aumentata se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici.
La pena è aumentata da un terzo alla metà se i fatti sono commessi in danno di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza.
Il delitto è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela è di sei mesi. La remissione della querela può essere soltanto processuale. Si procede tuttavia d’ufficio nei casi di cui al quarto comma, nonché quando il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d’ufficio»
[Wikipedia]
IL CASO DI TIZIANA CANTONE
Dal 2016 in Italia, questo tipo di situazione viene immediatamente collegato ad un viso, ad un nome e ad un cognome.
Quello di Tiziana Cantone, morta suicida dopo l’ondata di insulti e bullismo (cyber e reale), derivante dalla pubblicazione e diffusione da parte di un ex fidanzato, di immagini appartenenti alla loro sfera intima e che per nessun motivo sarebbero dovuti essere diffusi come poi è avvenuto.
A far paura in questo caso, oltre al tragico epilogo, è la presa di coscienza che ad oggi, l’unica a subire ripercussioni o a venir additata dall’opinione pubblica, l’unica a finire sui giornali e a veder messo a nudo ogni aspetto della propria vita privata, è proprio la vittima, a cui per svariati motivi non si può nemmeno garantire il diritto all’oblio.
I carnefici, coloro che pensano di avere il diritto di passare sopra la privacy, sopra il buon gusto e sopra l’intelligenza, godono della possibilità di rimanere nell’ombra e fino a poco tempo fa, grazie a vari buchi normativi, dell’impunità.
Tiziana non ha potuto reagire e difendersi, ma questo non significa che la sua storia non possa essere d’aiuto ad altre ragazze e ad altri ragazzi che stanno vivendo lo stesso dramma.
COME DIFENDERSI DAL REVENGE PORN?
Se vi aspettate da questo articolo il consiglio di non scattare immagini intime, o di non inviarle alle persone con cui avete una relazione, siete sul sito sbagliato.
Come in ogni cosa, l’unico punto imprescindibile per garantirsi una certa sicurezza, è agire con intelligenza.
In questa infografica troverete dei piccoli accorgimenti che vi aiuteranno a tutelarvi.
IL REVENGE PORN E LA CRIMINALIZZAZIONE DELLA LIBERTA’ SESSUALE
Sempre più spesso capita di sentir dire che per non essere vittima di questo tipo di reato è sufficiente non inviare proprie immagini sensibili o non scattarle/registrarle direttamente.
Ma siamo sicuri che il problema sia questo? Che una sessualità libera e senza costrizioni rappresenti effettivamente un problema per qualcuno?
Oppure il problema è da ricercarsi alla base, nell’educazione sessuale pressoché inesistente, nelle famiglie dove certe tematiche sono vissute come un tabù ed ogni desiderio o idea un po’ diversa dalla media viene vissuto con il peso del giudizio e del peccato?
Perché un atto sessuale di qualsiasi tipo, viene giudicato diversamente se a compierlo è una donna invece che un uomo?
Voi come la pensate? Lasciateci un commento!
Se anche tu sei o sei stato vittima di bullismo, omofobia o body shaming, raccontaci la tua storia.
Siamo qui per ascoltare.